Chiesa di San Bartolomeo di Burano Opere d’arte e Tracce di Veneto

Serra di Burano
4 min readNov 23, 2020

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Ripropongo l’estratto di un articolo, migliorato solo nella rappresentazione fotografica, inviatomi gentilmente da Massimo Bei, che analizza i fantastici dipinti della piccola chiesa di San Bartolomeo di Burano.

Fig.1 — Chiesa di San Bartolomeo di Burano. Polittico Murale.

Lo ricordano Ettore Sannipoli in “Gubbio Arte”, novembre 1998, e Filippo Todini “La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento”, 1989.
Il polittico murale schiera da sinistra con vigorosa frontalità: Sant’Antonio Abate, San Bartolomeo — spazio centrale incavato — San Barnaba, San Sebastiano. (Fig. 1)

Fig. 2 — Chiesa di San Bartolomeo di Burano. Orlando Merlini (1490): i Santi Barnaba apostolo e Sebastiano.

Tra i primi due, in basso, la data 1490: sotto il San Sebastiano, la seguente iscrizione apposta a conclusione dell’opera:

FECIT FIERI EREDES MENIN MENSE SETTEMBRIS FENITUM 1490 (Fig. 3).

Quel MENIN sarebbe in rapporto all’antica presenza di veneti in questa zona.

Secondo una consuetudine molto cara al Merlini, ed anche ad un pittore di cui egli appare seguace, Bartolomeo Caporali, le figure hanno per fondo postergali a trine, dipinti a stampiglia, con straordinaria inventiva di motivi ornamentali. A Burano varia il loro disegno tra la prima e la seconda parte della vasta composizione.

Fig. 3 — Iscrizione ai piedi dell’opera.

Quello relativo ai Santi Antonio abate e Bartolomeo coincide perfettamente con il finto drappo realizzato l’anno prima, nel 1489, per due immagini di San Sebastiano e San Rocco in Santa Maria dell’Olmo a Casa Castalda.
In queste immagini, la monumentalità di marca cinquecentesca si sposa con gli apparati decorativi; la caratterizzazione delle fisionomie, l’applicazione artigiana che trasforma ogni cappello come in un filo metallico hanno ascendenti quattrocenteschi ( si pensi al plasticismo e all’espressionismo dei lavori del Crivelli e dell’Alunno, sicuramente osservati nelle Marche).

Fig. 4 — San Bartolomeo.

Sorprende nei Santi di Burano l’efficacia descrittiva delle masse dei capelli, la cruda evidenza dei particolari (emblematica, per ciò, la figura del dolente, surreale san Bartolomeo).

Organicamente inerente alla struttura architettonica di San Bartolomeo è anche il registro superiore della decorazione della parete d’altare, anch’esso con carattere di polittico murale (Fig. 5).

Rappresentati da sinistra: San Sebastiano, San Pietro Martire, San Michele Arcangelo, San Ludovico da Tolosa, Sa Vincenzo Ferrari.
Il restauro ha indicato l’opera successiva all’affresco del Merlini, sovrapponendosi a questo nel suo margine inferiore. Posteriore, ma di poco.
Liberate da quanto le ricopriva, le immagini, sebbene frammentarie, per il disegno colto e i bei timbri cromatici appaiono raffinate, per certi aspetti ancora legate alla cultura tardogotica. Insieme al comparto centrale con il San Michele, chiuso in un elegante architettura polilobata, le figure hanno il fondo ornato a racemi, di svelta, diretta esecuzione.

Fig. 5 — Parte superiore polittico murale

Questo secondo polittico parietale dovrebbe rientrare nell’ultimo decennio del Quattrocento. La decorazione a racemi dei fondi è caratteristica della pittura umbra della seconda metà di tale secolo, ma è già presente in quell’illustre testo pittorico eugubino che è la “Madonna” del Nelli in Santa Maria Nuova (1408 o 1413).
Circa il suo autore penso ad un pittore locale, che si rivela interessante e piacevole: forse lo stesso che affrescò la chiesetta (restaurata nel 1994) della modonna delle Ripe presso San Pietro in Vigneto (ove il merlini fu attivo).

Orientamento in tal senso le tangenze “morelliane” tra i volti, le ali del biondo Arcangelo di Burano e quelli degli Angeli della suddetta chiesuola, ma anche certe consonanze tonali del rosa e del verde (Fig. 6).

Fig. 6 — San Michele arcangelo pesa le anime

Che, poi, lo sconosciuto artefice non sia stato estraneo alla pittura merliniana è attestato dai rapporti formali e cromatici tra la figura del San Ludovico e quella del citato San Biagio della Vittorina.
Davvero una belle testimonianza, questa di San Bartolomeo di Burano, di come una Comunità sappia conservare, valorizzare la propria identità storica.

Altre immagini e particolari:

Esterno della Chiesa

Fonte — estratto originale:

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