DALLA MOLA DI MORENICCHIA A MONTILETO

Memoria, memorie e attualità di una strada

Serra di Burano
13 min readAug 9, 2021

Testo di Massimo Bei
Fotografie di Riccardo Martinelli

Era il 1872 quando con una petizione i sottoscritti e crocefirmati possidenti e coloni del buranese, sollecitavano all’autorità comunale la sistemazione delle due direttrici che dal loro sterminato territorio portavano a Gubbio:

- L’una da Caibaldini a Fonte Coperta, a Caibelli, a Valia, marchesato Benveduti, a Burano, a San Bartolomeo, Strada vecchia della Contessa, alla Madonna del Ponte.

- L’altra dalla Mola di Morenicchia a Morena, Cima di Salia, Cerqueto, Piazza, Montileto.

Questo è quanto testimonia un documento (1) scovato e messo a disposizione dal ricercatore Fabrizio Cece.

Sul filo della memoria di questa strada, cercando un itinerario il più coerente possibile con il documento, insieme a Riccardo Martinelli, e con i suggerimenti dell’esperto di questo territorio, Antonio Radicchi Tochigno, abbiamo percorso a piedi i diciannove chilometri che separano Morenicchia da Montileto.

La Mola di Morenicchia era a quel tempo un punto di riferimento importante per la comunità di Morena e per quelle circostanti. Il Mulino originariamente a due macine, poi divenute tre a giudicare dalla struttura (foto1),

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era alimentato dal fiume Certano (foto2) e gestito dalla famiglia Martinelli.

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Nella petizione per la strada, tra i firmatari, figura Pietro Martinelli mugnaio possidente in Morena. Un mulino dove Se macinéa ‘l grano de la luna dè marzo (2) e dove nel ‘900 la famiglia Martinelli ha lavorato con sapienza e tenacia trasmettendo il suo sapere e saper fare. Insomma un luogo speciale come speciali erano i suoi abitanti con nomi che ancora oggi hanno un sapore epico: Drusio detto Druso, Metodio, Zoè detto Marino, Gelasio, Assuero detto Suero, Eustachia detta Stachia, Orfea detta Orfa, Amalia detta Malia (3). Dopo decenni di abbandono, oggi il mulino potrebbe tornare a nuova vita grazie all’iniziativa di alcuni giovani che insieme a Don Armando Minelli hanno fondato un’associazione di promozione sociale che nel nome riassume l’intento: Ar dà ‘l via ma le macine! (4) Lasciato alle spalle il mulino, la strada si snoda su una breve, ma intensa salita per raggiungere il piccolo borgo di “Morenicchia”. Colpisce la cura che gli abitanti hanno delle case e delle loro pertinenze. Fiori di ogni tipo davanti le abitazioni e molto ordine relativamente alle suppellettili e agli strumenti di lavoro (una rarità, perché spesso nelle nostre campagne si trova disordine e materiale sparso non più utilizzabile). Una piccola nicchia sopra la porta di un’abitazione privata custodisce un piccolo bassorilievo con l’immagine della Madonna (foto3).

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Si torna a salire in direzione Morena, fino a raggiungere un’edicola moderna che culmina a cuspide. Posta all’incrocio dove termina la salita, forse ne sostituisce una precedente. È a quattro facciate, una delle quali ospita un’immagine di Maria (foto4),

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un’altra una placca moderna con Sant’Ubaldo mentre le altre due sono vuote. L’incrocio in direzione nord conduce alla vecchia scuola comunale ora dismessa, ma che mantiene ancora una bella e gradevole fattezza con i suoi infissi di colore rosso. La strada centrale è quella principale che porta a Morena, mentre quella di destra conduce al cimitero. Transitando per questo luogo della memoria, sulle lapidi si leggono i cognomi fortemente radicati in questo territorio. Non si possono non notare i nomi dei defunti Martinelli di cui abbiamo parlato. Tra gli altri, il cimitero accoglie Don Marino Ceccarelli ed Ivo Martinelli. Il primo il prete partigiano e storico sacerdote di Morena, il secondo un importante imprenditore “canadese” partito proprio da queste terre. E come in tutte le località di campagna, il cimitero è a pianta quadrata, ha il cancello che immette sul vialetto di fronte una piccola cappella centrale (foto 5) ed è situato a poca distanza dalla chiesa parrocchiale. Infatti una brevissima salita conduce alla canonica di Morena.

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Luogo di memorie di quella seconda guerra mondiale che l’ha vista distruggere dai nazisti il 7 maggio 1944 (5) insieme ad alcune abitazioni. Luogo dove i parrocchiani guidati dal “prete bandito” hanno saputo ospitare ed in qualche modo sfamare seimila sfollati dall’8 settembre 1943 fino alla fine della guerra. Punto d’incontro delle formazioni partigiane (San Faustino e Garibaldi) era la canonica di Morena, dove quel curato, Don Marino Ceccarelli, un prete ardito e scanzonato, aveva messo tutto a disposizione per la causa della libertà (6). Una targa del comune ricorda queste vicende (foto 6).

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Lasciata la canonica si raggiunge, la casa Brunelli, osteria e spaccio storico (7). La casa fu distrutta (foto7)

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insieme alla chiesa quel 7 maggio 1944 (8). Anche questa è luogo di storia e memoria. Sicuramente la sopravvivenza di molti sfollati è stata garantita dall’importante forno dei Brunelli, che poteva contenere fino a trenta file di pane (9). Anche le vicende della spia ungherese Marion Keller, per la gente del posto “La Mariola”, sono passate per questa casa: Marion visse così per alcuni giorni a Morena nella casa di Michele Brunelli. Era ben vigilata con gentile bontà dai Brunelli e da don Ceccarelli … I Brunelli le rimediarono qualche indumento (10).

Dopo la guerra la casa fu ricostruita e tornò ad essere, anzi, divenne sempre più, punto di riferimento della comunità. Lo spaccio fu riaperto, più tardi venne avviata una sala da ballo ed infine un ristorante (11). Si riprende la strada in direzione Gubbio non senza aver gustato il buon caffè che i gentilissimi Ubaldo Brunelli e sua moglie, la dinamica Assunta Sunta offrono con l’accoglienza e la generosità di sempre. Si transita davanti una fontana, dove una scolorita lapide ricorda (foto8)

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che venne realizzata con i fondi della Legge della montagna. Si prosegue in una sorta di gradevole saliscendi con belle visuali a 360 gradi. Sulla sinistra una deviazione porta alla Croce di Morena. Croce ben visibile sia dalla canonica sia da vari punti del territorio (foto9).

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È facile da raggiungere e una volta arrivati, si può godere di un’importante vista sul Monte Nerone. Lascata alle spalle la Croce, il cammino si sviluppa su strada bianca in un bel territorio (foto10) sia coltivato che a pascolo. Con poca percorrenza, si raggiunge il colle che ospita il Castello di Montealbreve o Montebreve.

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Un passato importante e glorioso (12). Ora necessita di restauri, ma rimane toponimo e caposaldo di riferimento del territorio grazie alla sua posizione strategica. In direzione Salia, la strada è in discesa e lambita da molta vegetazione, sia macchia che pineta (foto11).

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Non mancano tracce di animali selvatici e per effetto della stagione si possono sentire i richiami dei caprioli. Alla sinistra si scorge il campanile della chiesa di Salia, sulla cui perpendicolare è ora ben visibile la pala eolica di Salia sul monte Cerrone, prima pala eolica del territorio eugubino (foto12).

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Ad un bivio si prosegue prendendo la direzione sud ovest, lasciando il territorio di Salia alla propria sinistra. Il cammino è immerso nel verde. Raggiunto un ulteriore bivio, la strada principale, verso destra porta a San Benedetto Vecchio, mentre il sentiero che si inoltra nella pineta dal lato opposto è la VIA DI FRANCESCO che con le sue indicazioni ora rinnovate (foto13), conduce a Gubbio.

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Il tratto del sentiero è in discesa e molto suggestivo, garantisce scorci particolari in ogni direzione. Un cammino emozionale come lo ha definito Giampietro Rampini in una escursione del Maggio Eugubino organizzata per il progetto Conoscere il sentiero di Francesco. Proprio all’inizio della discesa, si scorge un rudere sulla destra. È il vocabolo Cerqueto citato nelle mappe storiche, ma anche in quelle attuali (foto14) della Via di Francesco (13).

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Un tempo casa colonica di proprietà della Congregazione di Carità, nei primi anni ’70 dell’Ottocento, era abitata dalla famiglia Baldelli. Il Cerqueto ospitò in quegli anni il piccolo Costantino Edera, personaggio eclettico e poliedrico con straordinaria levità di inventiva, sostenuta da una formidabile intelligenza manuale, come ci ha fatto conoscere Cesare Coppari in un articolo biografico per l’Eugubino (14).

Loc. Il Cerqueto

La discesa termina al vocabolo Pian D’Arco (foto15).

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È la famiglia degli Angeloni detti Simoni a presidiare e custodire questa bella abitazione. Sono proprio loro a raccontare che gli angoli delle facciate furono anticamente realizzati (foto 15 bis) con pietre belle, squadrate, diverse da quelle pur belle del resto della muratura e forse provenienti da una struttura religiosa nei dintorni. E ipotizzano, mostrandoci un frammento lapideo (foto 15 ter), altri ruderi di chiese nei dintorni. Le mappe antiche riportano la presenza non lontana di una Maestà, ma documenti citati dal prof. Barbi nel suo Atlante di Gubbio, documentano nella zona proprio “ecclesia s.ti Andreae de Archi nel 1333 ed anche altre chiese definite ruderi: Santa Maria, San Martino e San Biagio, ad avvalorare la testimonianza degli Angeloni (15).

- 15 bis -15 ter -

Ora il tragitto si sviluppa in discesa (foto16) nelle ville di Coltortora e di Piazza.

Sulla sinistra il punto di riferimento sono le alture del castello di Piazza. La strada passa nel mezzo di due abitazioni. Una delle quali è una tipica casa colonica, molto antica con torre colombaia e con forno antistante.

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Sulla parete un laterizio rotondo (foto17) (rimanda a proprietari di molto tempo fa, gli Olivetani di San Pietro.

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Poco dopo inizia la strada asfaltata in direzione Gubbio. Si passa per un tratto stradale dove si è consumato un triste episodio dei nostri tempi. Era il 1997 quando questi luoghi furono teatro di un omicidio. Ma si prosegue e finalmente si scorge la sagoma in ferro del campanile (senza campana) di Montecchi. La chiesetta è ben conservata (foto18).

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Ogni anno a settembre per la festa, accoglie una processione che giunge dalla chiesa di Loreto. Superata Montecchi, si raggiunge una delle tante eccellenze storiche ed architettoniche delle frazioni di Loreto, Montileto, Mocaiana. Infatti si transita a ridosso del borgo fortificato di Valle. Oggi bed & breakfast e civile abitazione (foto19), un tempo Castrum Vallis (16).

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Ancora poche centinaia di metri, costeggiando rocce di pietra rossa (foto20) e si giunge alla Pieve di Loreto, Luogo antichissimo della religiosità eugubina (foto21) con Fonte Battesimale e Cripta.

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Poco vicino, lungo la strada che scende al borgo di Loreto, una Croce in ferro. Da qui si scorge il palazzo Filippi, bellissimo con le sue piccole torri sulla facciata di ingresso, mentre in primo piano è visibile la fonte medievale di Loreto, oggi in pessimo stato. Superato l’abitato che mostra anche un’edilizia moderna e ben curata, si raggiunge la strada provinciale 207 che collega Mocaiana a Burano. Attraversata questa, la settecentesca Villa Benveduti anticipa la frazione di Montileto. Importanti querce e vigneti conducono alla chiesa (foto22).

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Lì vicino è visibile un’antica fonte ancora dotata del meccanismo in ferro per il pompaggio. Sicuramente avrà dissetato chi transitava di qui, magari dopo aver percorso questa strada. Durante il ‘900 probabilmente la destinazione di Montileto fu sostituita con quella di Mocaiana. Infatti questa località era stazione e in anni ulteriormente successivi chi arrivava qui poteva prendere il pullman per Gubbio (17).

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Diciannove chilometri per arrivare fino a Montileto, (foto23) ulteriori chilometri per raggiungere Gubbio. Altrettanti per tornare a casa. Proviamo ad immaginare quanti sacrifici hanno fatto quegli stoici abitanti del buranese per poter partecipare al “consorzio umano” e cercare di vivere dignitosamente. Strade difficili come quelle della vita che avevano avuto in sorte, ma loro erano e rimanevano gente umile, laboriosa, ospitale (18). A loro e a quella loro resilienza (come diremmo ai nostri tempi) va la nostra ammirazione e gratitudine.

Tornando al documento di petizione da cui abbiamo preso le mosse per questo racconto. Furono in molti a sottoscriverlo. Tra di essi un personaggio illustre. Per la Congregazione di Carità il Presidente Angelico Fabbri. Ma si notano anche nomi di molti parroci relativi alle chiese del buranese: Mattia Arciprete Binotti Parroco di Morena mano propria, Vincenzo Priore Cortoni Parroco di Salia, Angelo Lupini Parroco di San Bartolomeo di Burano, Calandrini don Paolo Parroco di Santa Margherita del Buotano, Giuseppe Coccodrilli Parroco di San Giovanni Battista di Petazzano, Traversini Sante Parroco di Santa Maria di Burano, Domenico Bei Clementi Parroco di questa parrocchia di Santa Maria di Burano. Tutti parroci titolari delle tante chiese del Buranese, a ricordare e dimostrare quanto erano popolate queste campagne.

(1) SASG, Fondo Comunale, Carteggio, b. 165, tit. IV, art. 2.

(2) GORACCI R., I mulini ad acqua nel territorio di Gubbio, in L’Umbria dei Mulini ad acqua, Quattroemme, Perugia, 2013.

(3) Pieghevole “Dalle terre di Morena” associazione di promozione sociale AR DA’ ‘L VIA MA LE MACINE.

(4) Idem

(5) SERGENTI T., L’altra Resistenza, testimonianza di un “Prete Bandito”- edizioni Confronto Città di Castello.

(6) Idem

(7) Idem

(8) Idem

(9) Testimonianza di Francesco Fiorucci.

(10) GURRIERI O., Una Cometa su Perugia, 1992, Grafiche Bovini, Bosco (PG)

(11) Testimonianza di Ubaldo Brunelli.

(12) MENICHETTI P.L., Castelli, palazzi fortificati, fortilizi, torri di Gubbio dal secolo XI al XIV, Città di Castello, Rubini e Petruzzi, 1979.

(13) GIULIETTI P., BETTIN G.L La Via di Francesco, itinerari dello Spirito, 2014

(14) COPPARI C., Gli Edera: Dall’incudine alle fibre ottiche. Nel ricordo di Costantino. L’Eugubino, anno LXIX, n.4 settembre 2018.

(15) BARBI A., Atlante geografico del territorio di Gubbio nel ‘700. Comune di Gubbio, Tipografia Donati, 1997.

(16) MENICHETTI P.L., Castelli, palazzi fortificati, fortilizi, torri di Gubbio dal secolo XI al XIV, Città di Castello, Rubini e Petruzzi, 1979.

(17) Testimonianza di Rita Fiorucci.

(18) GURRIERI O., Una Cometa su Perugia, 1992, Grafiche Bovini,
Bosco (PG)

Il documento del 1872

1872

Petizione.

“Onorevoli Signori

Gli qui sottoscritti, e respettivamente crocesegnati possidenti, e Coloni delle Ville, e Parrocchie di Burano denominate S. Bartolomeo, S. Margherita, S. Maria, Salia, Morena e S. Benedetto Vecchio facenti parte di una frazione del Territorio di questa Città di Gubbio, rispettosamente espongono, che la strada per accedere nelle sopradette Ville si sono rese quasi impraticabili per transitarvi con bestie da some ed in moltissimi luoghi si sono rese di difficile accesso anche alle persone a piedi, specialmente nella stagione invernale, le quali devono traversare torrenti principali e subalterni a causa della rovina di vari ponti.

Tale è la situazione delle strade attuali delle Ville di Burano, per cui per qualsivoglia urgentissimo bisogno le molte volte avviene, che le persone colpite da qualche infortunio restano prive dei necessari mezzi di salvamento mentre tutti hanno diritto di usufruirne.

I supplicanti per allontanare nel tempo avvenire maggiori danni, ed incomodi, chiedono a questo Illustrissimo Municipio una sollecita riparazione alle predette strade, onde poter rendere meno malagevole l’accesso, acciò con maggior speditezza giungere alla Città, e viceversa per portare i necessarj rimedi agli malati, ed a quelli colpiti d’altre calamità.

I Ricorrenti pertanto si offrirebbero volonterosi a coadiuvare lo stesso Municipio colla prestazione di opere da stabilirsi a mezzo di apposita Commissione da eleggersi tra i possidenti di dette Parrocchie, ed in tal maniera si renderebbe meno sensibile la spesa occorrente per il riattamento delle suddette strade rurali.

I Supplicanti innoltre fanno osservare, che anche essi pagano le relative Tasse Comunali, sopra le quali meno nel caso attuale, poco, o quasi nessun vantaggio ne ricevono da tali pagamenti, mentre l’Amministrazione Comunale non solo deve riguardare il vantaggio di chi risiede in Città, ma deve ancora qualche volta pensare a quei che distano di molti chilometri dal centro della stessa Città.

Laonde etc. Le strade da prendersi in considerazione più comuni.

L’una da Caibaldini a Fonte Coperta, a Caibelli, a Valia, marchesato Benveduti, a Burano, a San Bartolomeo Strada vecchia della Contessa=alla Madonna del Ponte.

L’altra dalla mola di Morenicchia-a Morena-Cima di Salia-Cerqueto-a Piazza-a Montileto.

Clementi Mattia posidente di San Lorenzo di Salia

Simone Cibei posidente in Casa Cibei villa di Fonte Coperta

Tomasso Clementi posidente in Casa Batini villa sudetta

Ubaldo Bendelli possidente in Casa Cibei

Pozzi Giovanni possidente in Casa Batini villa suddetta

Giovanni Battista Costi possidente in San Giorgio di Burano

Giuseppe Martinelli posidente villa Morena

Mattia Arciprete Binotti Parroco di Morena mano propria

Martinelli Francesco possidente in Morena

Fiorucci Belardino possidente a Morena

Polidori Giuseppe di Morena

Vincenzo Priore Cortoni Parroco di Salia

Francesco Cecchini possidente

Andrea Traversini possidente di Salia

Pietro Martinelli mugnaio possidente in Morena

Pietro Bei Clementi possidente a Santa Maria di Burano

Pietro Pandal[…] possidente Santa Maria di Burano

Angelo Lupini Parroco di San Bartolomeo di Burano

Calandrini don Paolo Parroco di Santa Margherita del Buotano

Mengoni Tommaso

Giuseppe Coccodrilli Parroco di San Giovanni Battista di Petazzano

Angelo Smacchi cointeressato

Traversini Sante Parroco di Santa Maria di Burano

Vincenzo Angeloni […] parrocchia sopra detta

Costi Luigi

Bei Clementi Girolamo in Santa Maria di Burano

Bei Angeloni Francesco in Santa Maria di Burano

Bei Angeloni Angelo in Santa Maria di Burano

Guerrini Domenico in Santa Maria di Burano

Cardalini Silvestro in Santa Maria di Burano

Sante Traversini in Santa Maria di Burano

Domenico Bei Clementi Parroco di questa parrocchia di Santa Maria di Burano

Alessandro Benveduti

Rinaldo Tancredi

Antonio Zainetti

Ladislao Rossi

Nazzareno Bonfatti

Carlo Fabiani

Benedetto Bei

Vantaggi Patrizio flebotomo

Luigi Pierucci

Alessandro Piccini

Giuseppe Ajò

Per la Congregazione di Carità il Presidente Angelico Fabbri”.

SASG, Fondo Comunale, Carteggio, b. 165, tit. IV, art. 2.

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